Una piccola commedia di 36 minuti protagonista Mario Monicelli, in cui si ride e si scherza, si ricordano le sue opere e si parla del suo ultimo film, delle sue donne e della morte. Chiacchiere in libertà alternate alle immagini più belle dei suoi lavori, da La grande guerra a I soliti ignoti, da Amici miei a La ragazza con la pistola e L’armata Brancaleone. Questo è Muoiono soltanto gli… di Margherita Ferrandino e Giovanni Veronesi, presentato al Teatro Studio dell’Auditorium in un divertente incontro con il grande regista. “Non ho paura della morte perché muoiono soltanto gli str… ed io fino ad ora me la sono cavata bene”, dice Mario Monicelli, ironico come sempre, intervistato sul set del suo ultimo film, Le rose del deserto, girato in Tunisia. Nel porre le domande, Giovanni Veronesi è sulla stessa lunghezza d’onda. Quando il regista di Manuale d’amore gli chiede se c’è stato un grande amore che gli ha cambiato la vita, Monicelli risponde: “Ce ne sono stati quattro o cinque, ma non mi hanno cambiato nulla”. All’incontro che è seguito, hanno partecipato gli autori e il regista, coinvolgendo poi anche Alessandro Haber, interprete di cinque film del maestro compreso l’ultimo, che ha improvvisato degli sketch in cui ha imitato il modo rude con cui Monicelli tratta gli attori sul set. “Ma perché io disprezzo gli attori – ha risposto sarcastico Monicelli – Sono donnicciole, amano essere trattati male”.
Monicelli ha poi raccontato di quando il cinema è entrato nella sua vita, di quando è nata la sua passione. “Avevo 5 anni, era il 1920 e andavo a vedere i film muti. Sono stato cresciuto e allevato con il cinema muto, poi c’è stato l’avvento del sonoro che ha corrotto il cinema. Ora se un regista non è capace di girare una scena e gli viene male, mette un po’ di violino sotto e… il gioco è fatto”. Il regista ha risposto anche alle domande del pubblico, tra cui giovani attori in cerca di consigli, poi gli è stato fatto notare che in sala era presente Lelio Luttazzi, grande musicista e conduttore, che ha composto le musiche per un suo film, Risate di gioia, con Anna Magnani e Totò. Monicelli, dopo aver detto con cinismo che pensava fosse morto, vista la sua assenza per tanti anni, ha affermato: “Ma sei un giovanotto, hai solo 83 anni” ha scherzato – ha detto che Risate di gioia è uno dei film che rivede con piacere. “Mi piace molto proprio per le tue musiche”.
A chi gli ha chiesto se è davvero immune da nostalgia, nonostante gli anni che passano, Monicelli ha risposto: “Non rimpiango niente perché sto bene anche ora. La bellezza di vivere e le soddisfazioni ci sono pure a 91 anni. A 30 non mi è capitato di avere tanta gente intorno che volesse ascoltarmi e di trascorrere un’ora bella come questa”.