“Trovo la storia di Wu molto commovente, vive tuttora e ha dedicato tutta la sua vita al gioco e alla fede” ha esordito il regista. “Il Go ha origine dalla misurazione astronomica, soltanto dopo è diventato un gioco competitivo. Tuttavia è interpretato diversamente in varie culture: in Cina è uno sport, in Giappone e Korea è cultura. In realtà non è stato mio interesse fare un film sul Go bensì raccontare la storia personale di un uomo in un preciso periodo storico.” “Quando un uomo ama un’impresa ci si dedica corpo e anima, è questo lo spirito più importante” ha proseguito. “Solo così può superare tutte le difficoltà e liberarsi da tutte le limitazioni create dagli aspetti materiali della vita. Il rispetto per se stessi e per gli altri è fondamentale, vittoria o sconfitta non hanno importanza. Questo è un tratto comune di tutta la cultura orientale”. La sceneggiatura del film è opera di Ah Cheng, scrittore cinese noto soprattutto per la “Trilogia dei re”. Sul rapporto con l’autore Zhuangzhuang si è detto onorato, perché “Ah Cheng è un saggio, non ho collaborato con lui, ho solo imparato da lui. Mi ha donato delle illuminazioni inaspettate”.
Il protagonista Chang Chen ha invece sottolineato il suo lavoro di ricerca per interpretare al meglio Wu. “Mi sono preparato a lungo prima di iniziare a girare. Tian invece mi ha aiutato nel farmi rivivere quel determinato periodo storico. Questo ruolo mi ha dato una grande illuminazione, ho potuto approfondire la conoscenza di me stesso”.