Tre rappresentanti del prestigioso Actors Studio dal quale provengono i grandi autori e interpreti del cinema e del teatro newyorchese, Lee Grant, Martin Landau e Elisabeth Kemp, direttrice del Master universitario con il quale l’Actors Studio si sorregge finanziariamente (attività gratuita sia per gli attori che per i mediatori) hanno raccontato alla Festa del Cinema il loro approccio al laboratorio e come la loro vita sia cambiata dopo questa esperienza.
Per Lee Grant l’Actors è ancora l’unica occasione per esplorare e migliorare il proprio mestiere, sia se si è attori alle prime armi e sia se professionisti. Una carriera, all’interno del laboratorio, che la porterà ad essere nominata negli anni sessanta con Al Pacino nel Consiglio, per poi prenderne la guida. Nella conversazione si è sempre parlato di moderatore e mai di insegnante, il perché lo spiega Martin Landau, dicendo semplicemente: “ perché non è una scuola, l’Actors Studio è una scelta di vita”. Egli entrò a far parte del laboratorio dopo aver debuttato a Broadway e dieci anni di esperienza. Vinsero le audizioni per essere ammessi, solo lui e Steve McQueen. Attualmente il laboratorio si divide tra le due sedi di New York e California, ognuna con un indirizzo specifico, nel rispetto delle esigenze del luogo, New York , cinema e teatro e nella West Coast, cinema e televisione. Per essere ammessi, si devono superare due provini; il primo consiste nel recitare un pezzo di cinque minuti a coppie, nel quale si deve dimostrare “cosa si ha da offrire”. Il Metodo Actors Studio parte infatti dallo “sviluppo dei sensi, altrimenti saremo dei protoplasmi, lavorando sul corpo”, ricorda Lee Grant, che conclude dicendo: “Se qualcuno dice che l’Actors Studio non crede nel pensiero e che recitare sia solo una forma di azione, possiamo rispondere che piuttosto cerchiamo di evitare di pensare e tradurre tutto nei nostri sensi così da incorporare il personaggio”