I luoghi della Festa – 2. Ugo Pirro e Piazza del Popolo

I luoghi della Festa – 2. Ugo Pirro e Piazza del Popolo

“Qui negli anni Cinquanta”, aggiunge Pirro, “incontravi Pier Paolo Pasolini ed Elsa Morante, ma anche tanti giovani pittori e cineasti, tutti immersi in un clima di vivacità culturale che, solo a distanza di anni, riesco ad apprezzare appieno”. Pirro, vincitore di due Oscar per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e Il giardino dei Finzi Contini, mette a confronto gli anni Cinquanta e i tempi di oggi alla luce delle nuove iniziative di rilancio progettate proprio dalla Festa del Cinema.
 
“Abito in centro da tempo, a pochi metri da Piazza del Popolo. Prima stavo a Vigna Clara e, nonostante la distanza, la sera andavo sempre a Piazza del Popolo. Ci si vedeva al Caffè Rosati, non c´era bisogno di dire niente, non usavamo certo il telefono per metterci d´accordo. Ci incontravamo lì e decidevamo cosa fare. Agli inizi, nell’immediato dopoguerra, i soldi erano pochi, dormivo in camere ammobiliate e spesso non ordinavo nemmeno un bicchier d’acqua da Rosati. Mi sedevo ai tavoli e parlavo con gli amici, tutti artisti, sceneggiatori, produttori e cineasti. I camerieri me lo permettevano perché mi conoscevano e il clima che si respirava era di grande familiarità. Parlavamo molto di cinema, naturalmente, ma anche di arte perché amavamo la compagnia dei pittori che frequentavano Rosati.
 
La gente di cinema si incontrava anche dietro Via dell´Oca, nella sede dell´Anac, l’associazione degli autori di cinema, in quegli anni molto autorevole. Qui si discuteva delle due grandi fazioni di registi e sceneggiatori: i drammatici e i comici. Io ero un drammatico. Ci sentivamo diversi da loro, c´era una rivalità, artistica non umana, verso gli esponenti del comico. Non ci convincevano, eccezion fatta per uno: Totò, il principe. Attore e mimo eccezionale, troppo penalizzato da sceneggiature scadenti. Lui non frequentava Piazza del Popolo, aveva ritmi di lavoro serrati, era una persona isolata, schiva. Noi invece avevamo l´allegria e la vivacità della gioventù, organizzavamo feste indimenticabili. Come una rimasta storica in Via Margutta, durante la quale lo scultore Consagra conobbe la moglie, incredula turista americana stupita dal nostro carattere festoso ed internazionale.
Con il passare degli anni migliorò la situazione finanziaria e cominciammo a mangiare almeno una volta al giorno nelle osterie del centro: da Otello alla Concordia, dal Re degli amici, da Cesaretto in Via della Croce, e soprattutto da Menghi in via Flaminia, che faceva credito a tutti sfamando così molti artisti spiantati”.

“Il punto di partenza – conclude – rimaneva però sempre Rosati. Lì dibattevamo e scrivevamo soggetti, trattamenti e intere sceneggiature. E lì restammo fino a quando non fummo costretti ad andare via: fu dopo i tragici fatti del Circeo.

I giovani di destra dai quali provenivano gli assassini di Rosaria Lopez e i violentatori di Donatella Colasanti, che si riunivano a Piazza Euclide, migrarono verso Piazza del Popolo in seguito alle pressioni delle forze dell´ordine che controllavano i luoghi di ritrovo dei pariolini di destra. Noi artisti, considerati nemici perché in larga parte di sinistra, scegliemmo, come nuovo punto di incontro, il Baretto in Via dell´Oca. Furono anni intensi, fatti da persone e luoghi unici. Piazza del Popolo nel frattempo ha visto grandi comizi, manifestazioni e concerti ma non è più tornata ad essere quello che era. Almeno fino a oggi e fino a che Veltroni non ci porterà la Festa del Cinema.
 
Un episodio fra tutti? Nel 1954 comprai la mia prima automobile. Era una giardinetta. Andai subito a Piazza del Popolo e la parcheggiai sotto l´obelisco. Era l´unica vettura in tutta la piazza. Sono passati 50 anni e finalmente dopo anni di traffico infernale non si parcheggia più nemmeno una giardinetta”.

 

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