Piccolo prodotto tutto italiano, dopo il passaggio nei giorni scorsi alla Festa nella sezione Extra, si sta rivelando una grande sorpresa. Il film La vera leggenda di Tony Vilar, primo lungometraggio di Giuseppe Gagliardi, è infatti considerato sia dal pubblico che dalla critica un vero e proprio caso della Festa: già invitato a festival italiani e stranieri, ha ricevuto proposte di acquisto all’estero e di partecipazione a show della radio e della tv italiane. Gagliardi giovane regista autore di corti, documentari e videoclip, si è segnalato con Peperoni, vincitore del Sacher d’Argento al festival diretto da Nanni Moretti.
Un caso nato da una vicenda reale. La vita di Tony Vilar, uno dei più popolari cantanti sudamericani del dopoguerra, affermatosi in America Latina come star italiana della canzone melodica. Poi scomparso dalle scene per tantissimi anni. “Il film è un ‘mockumentary’, ma ci interessava unire diversi sottotesti, tanto che in alcuni tratti il film diventa un musical, ambientato tra gli italiani di Buenos Aires e New York”, dice il regista Giuseppe Gagliardi. “In realtà Tony Vilar è un pretesto narrativo, ci serviva come esempio per poter affrontare un viaggio alla ricerca degli italiani d’oltreoceano”. “Vilar è anche un uomo che ce l’ha fatta, che nonostante le difficoltà ha avuto molto successo. Ma la labilità della fama è legata a poche certezze, per questo la sua vicenda è esemplare. Volevamo portare all’esasperazione lo stereotipo dell’italiano, non attraverso la valigia di cartone ma tramite altri tic. In fondo in tutta questa storia, nello lo scontro ‘razziale’ tra diverse culture i puri sono proprio loro”. “Il film è stato realizzato con un budget davvero ridotto, se è stata una limitazione dal punto di vista materiale ciò ci ha invece consentito una grossa libertà espressiva. La povertà del film è anche la sua virtù”.
Sulla sua interpretazione – il cantautore italiano che si mette sulle tracce di Vilar -, l’attore (anche autore delle musiche) Peppe Voltarelli ha sottolineato che “è stato importante studiare numerosi dettagli ‘vintage’ come la mimica, l’espressività, il modo di camminare. Il mio è un personaggio stralunato, la sua ricerca è soprattutto un pretesto per parlare del sogno di cantare, un sogno che diventa realtà e al tempo stesso si brucia, simbolo della durezza e della crudeltà dell’industria musicale”. “Con Giuseppe si è instaurato un bellissimo rapporto, sul set ci siamo divertiti e abbiamo intrapreso un viaggio libero anche dal punto di vista stilistico”.
Sulla Festa di Roma Gagliardi è entusiasta: “Roma ha creato un circuito interessante, utile per incontri e scambi d’opinioni. Oltre che un’operazione vincente dal punto di vista economico, lo è stata soprattutto dal punto di vista culturale, per andare oltre il garantismo dell’industria cinematografica”.