“Apprezzo la scelta di dare il nome Festa ad una manifestazione cinematografica. Fa pensare ad un evento popolare che unisce il cinema al grande pubblico.” Questa l’opinione di Claudio Santamaria, attore di riferimento del nuovo cinema italiano, su Cinema. Festa Internazionale di Roma. La manifestazione si propone proprio di andare incontro al pubblico anche nelle zone più popolari: insomma non solo Via Veneto, Piazza del Popolo e Fontana di Trevi, ma anche San Lorenzo, il Casilino, Tor Bella Monaca e Torvaianica.
Di periferie e cinema parla il giovane attore: “A Torbellamonaca abitava un mio amico e per questo ci andavo spesso da ragazzo. Negli anni ho continuato a frequentare il quartiere soprattutto per seguire spettacoli teatrali organizzati presso quello che oggi è il Teatro di Torbellamonaca, poi restaurato e voluto da Michele Placido. Ma non era così alcuni anni fa. Ricordo quando andai ad alcune serate di un festival organizzato dal cineclub Colosseo. Era uno spazio assurdo, a metà fra un sottoscala e uno scantinato, tutto sembrava tranne che un teatro. Ma che magia però. Ho sempre avuto un discreto feeling con il quartiere di Tor Bella Monaca, anche per questo ho accettato volentieri l’invito di Michele Placido a partecipare alla serata di inaugurazione del suo teatro. È stato lo scorso anno e per l’occasione ho letto un capitolo tratto dal romanzo “Ragazzi di vita” di Pier Paolo Pasolini.”
“Frequento da sempre le periferie romane, più per piacere che per lavoro. Ho girato molto a Roma, ma quasi sempre al centro o a Cinecittà. Qui ho avuto il piacere di conoscere luoghi storici del cinema. È stato emozionante lavorare nello stesso studio nel quale è stato girato Capitan Fracassa di Scola e pensare che lì sono nati film come Roma di Federico Fellini. Per L’ultimo Capodanno, del 1998, il mio primo lungometraggio, Marco Risi volle ricostruire in studio la mia stanza. Ma questa era solo una delle grandi magie che il cinema stava per svelarmi. Proprio vicino all’Auditorium, sede della Festa del Cinema, ho avuto poi il primo forte impatto con quello che ruota intorno al mondo del cinema. Quando arrivai a Corso Francia per il primo set, quello de L’ultimo Capodanno, appunto, ebbi l’impressione di attraversare un punto di passaggio fra realtà e finzione. Il mio sguardo rimase rapito dall’immagine dei grandi palloni bianchi sospesi nell’aria, quelli che servono per portare le luci in aria. Per me, che non avevo ancora fatto niente al cinema, fu una visione quasi futuristica”.
“Ma ho pochi ricordi di location allestite in periferia. Per Romanzo Criminale ad esempio abbiamo girato a Rebibbia, davanti al carcere, e per il mio prossimo film, quello nel quale interpreterò Rino Gaetano, gireremo a Monte Sacro, quartiere dove il cantante calabrese abitava. Ma queste oggi non sono più periferie, fanno quasi parte della città. Corviale, per esempio, con il suo “serpentone”, quella si che è una periferia, li ho girato da ragazzo alcuni cortometraggi realizzati da un mio amico e sono rimasto impressionato dalla struttura architettonica dell’edificio. Allucinante. Credo che i quartieri periferici di Roma dovrebbero essere demoliti e ricostruiti. Dal punto di vista estetico queste zone sono state fatte male e senza criterio, stridono con il resto della città e non si integrano affatto con la linea armonica di Roma”