La quindicesima edizione della Festa del Cinema dedica ampio spazio agli incontri con registi, attori e grandi personalità del mondo della cultura.
STEVE MCQUEEN | Premio alla Carriera
Ospite di un Incontro Ravvicinato della Festa di Roma, Steve McQueen presenterà Small Axe, una serie antologica di cinque film ambientati a Londra tra gli anni ‘60 e gli ‘80, sulle vite di un gruppo di ragazzi e delle rispettive famiglie appartenenti alla comunità indiana della città. Ancor prima di essere un regista, Steve McQueen è un artista. Ha studiato arte e design e ha esposto le sue opere in tutto il mondo, anche alla Biennale di Arti Visive di Venezia. Le prime forme d’arte con cui si misura sono quindi la fotografia e la scultura. Nel 1999 espone presso la London Institute of Contemporary Arts e viene premiato con il Turner Prize, il più prestigioso riconoscimento inglese di arte contemporanea: si tratta di un aspetto da tenere a mente quando si guarda un suo film. Nella sua carriera cinematografica, iniziata negli anni novanta con i cortometraggi Bear, Deadpan ed Exodus, prima di imporsi al grande pubblico nel 2008 con il suo primo, struggente, lungometraggio, Hunger (vincitore della Caméra d’or per la miglior opera prima al Festival di Cannes), McQueen ha sempre puntato anzitutto sulla cura della composizione dell’inquadratura. Muovendosi dunque lungo la linea di confine tra cinema e arte, l’autore inglese, alla fine degli anni duemila, pone al centro della sua poetica la simbologia dei corpi: il corpo martirizzato, lacerato dalla fame, vettore ultimo di resistenza, di Bobby Sands (interpretato da Michael Fassbender in una delle sue performance più estreme) in Hunger; quello corrotto e degradato dalla dipendenza sessuale di Brandon (ancora Michael Fassbender) in Shame; quello torturato e offeso di Solomon Northup (Chiwetel Ejiofor) in 12 anni schiavo (film che riceve importanti riconoscimenti, tra cui tre premi Oscar®: miglior film, migliore sceneggiatura non originale e miglior attrice non protagonista, mentre McQueen ottiene la sua prima nomination come miglior regista). Un cinema, quello di McQueen, che combina uno sguardo impassibile e oggettivo alla incessante ricerca di poesia visiva, e che ama mostrare più che raccontare. Come accade anche in Widows – Eredità criminale, heist movie su un gruppo di vedove costrette a proseguire il lavoro sporco iniziato dai loro mariti, altra opera certosina nella composizione delle inquadrature.
DAMIANO E FABIO D’INNOCENZO
All’ultima Berlinale Fabio e Damiano D’Innocenzo hanno vinto l’Orso d’Argento per la miglior sceneggiatura. Il film da loro scritto e diretto, Favolacce, ha un sapore totalmente inedito per l’attuale panorama cinematografico italiano. Ambientato tra le villette a schiera di Spinaceto, quartiere periferico a sud di Roma, è una storia di adulti-orchi, con le vite divorate dalla rabbia, e di adolescenti al limite dell’afasia. Nati trentuno anni fa a Tor Bella Monaca, Damiano e Fabio crescono tra i libri di Pasolini, Camus e Bukowski: “Era un ambiente dalla cultura anomala, antiaccademica, sgangherata”, ricordano durante un’intervista. A diciannove anni iniziano a scrivere film. Poi l’incontro con Alex Infascelli, che li presenta al proprio agente. Da lì iniziano a fare i ghostwriter fino a quando colpiscono al cuore pubblico e critica con la loro opera prima, La terra dell’abbastanza, presentata nella sezione Panorama del Festival di Berlino nel 2018. Il film ottiene quattro candidature ai David di Donatello e vince i Nastri d’Argento nella categoria miglior regista esordiente. Nello stesso anno Matteo Garrone li chiama a collaborare alla sceneggiatura di Dogman. Nel 2020 trionfano a Berlino con Favolacce, premiato anche con il Nastro d’Argento per il miglior film e con quello per la migliore sceneggiatura. L’anno prima, pubblicano con La nave di Teseo la loro prima raccolta di poesie, “Mia Madre è un’arma”. I D’Innocenzo sono inoltre anche fotografi e nel 2020 pubblicano con Contrasto il loro primo libro fotografico “Farmacia Notturna”. Ospiti della Festa del Cinema, saranno protagonisti di un Incontro Ravvicinato durante il quale ripercorreranno i loro successi artistici.
GABRIELE MAINETTI
Nato a Roma nel 1976, Gabriele Mainetti si laurea in Storia e Critica del cinema e, in seguito, si trasferisce a New York dove segue lezioni di regia, direzione della fotografia, sceneggiatura e produzione presso la NYU/Tisch School of the Arts. Studia anche recitazione: la sua carriera inizia infatti come attore. Il suo esordio è nel 1999 nel cast del film Il cielo in una stanza di Carlo Vanzina, e in TV nel 2001 con la fiction Stiamo bene insieme. Artista a tutto tondo, Gabriele Mainetti è anche un grande appassionato di musica: frequenta corsi di composizione e arrangiamento e firma la colonna sonora dei suoi cortometraggi e di alcuni documentari. Ma è la regia la sua passione più grande. Il suo esordio dietro la macchina da presa avviene nel 2004 con il cortometraggio Il produttore; quattro anni più tardi dirige Basette, scritto da Nicola Guaglianone e interpretato da Valerio Mastandrea e Marco Giallini. Nel 2001 fonda la Goon Films, società di produzione con cui realizza il corto Tiger Boy, che nel 2013 vince un Nastro d’Argento nella categoria miglior cortometraggio e viene selezionato dall’ Academy of Motion Picture Arts and Sciences tra i dieci finalisti per la nomination agli Oscar® per il miglior cortometraggio. Sempre con la Goon Films, nel 2015 produce e dirige il suo primo lungometraggio, Lo chiamavano Jeeg Robot. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il film ottiene un grande successo di pubblico e di critica e riceve sedici nomination ai David di Donatello, ottenendone sette tra cui quella per il miglior regista esordiente. Gabriele Mainetti tornerà alla Festa anche quest’anno. Sarà infatti protagonista di un Incontro Ravvicinato durante il quale ripercorrerà la sua carriera artistica e mostrerà in prima mondiale alcune scene del suo nuovo, attesissimo film Freaks Out.
MARCO E ANTONIO MANETTI
Attesi ospiti della Festa del Cinema di Roma, presenteranno in anteprima alcune sequenze del loro film più recente, Diabolik, interpretato da Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea, e saranno protagonisti di un Incontro Ravvicinato con il pubblico durante il quale ripercorreranno la loro carriera. Non è facile rimanere fedeli al proprio immaginario, soprattutto se questo non è mainstream, e riuscire allo stesso tempo a realizzare prodotti audiovisivi che sappiano essere originali e spaziare fra i generi. I fratelli Marco e Antonio Manetti, registi, sceneggiatori e produttori cinematografici romani, sono tra i pochissimi autori italiani in grado di farlo e di realizzare un cinema “proletario”, sia nei mezzi che nei temi trattati. Cresciuti con B-movie e cultura popolare, i due cineasti romani iniziano la loro carriera negli anni ‘90, firmando numerosi videoclip di successo, prima di arrivare, negli anni 2000, a raggiungere il grande pubblico televisivo grazie alla serie L’ispettore Coliandro. Nel mezzo, una carriera cinematografica ricca di successi. Un percorso iniziato nel 1997 con la vittoria del Premio speciale della giuria al Torino Film Festival con Torino Boys, anche se è con Zora la vampira e con Piano 17 che iniziano a farsi conoscere da un pubblico più ampio. Nel 2011 presentano il thriller L’arrivo di Wang alla Mostra di Venezia e nel 2013 con Song ‘e Napule, presentato alla Festa del Cinema, ricevono il consenso di critica e pubblico. Nel 2017 Ammore e Malavita vince il David di Donatello per il miglior film. Con Carlo Macchitella e la Beta Film danno vita alla Mompracem, casa di produzione particolarmente attenta a dare spazio ai registi emergenti.
FRANÇOIS OZON
Parigino, classe 1967, François Ozon è uno dei registi europei più brillanti e innovativi. I suoi film combinano ironia, sensibilità, intuizione e ambiguità legata alle relazioni umane e sociali. Inizia a interessarsi al cinema sin da giovanissimo, Ozon, laureandosi in storia del cinema alla Fémis. In quegli anni inizia a realizzare diversi cortometraggi, prima di esordire alla regia con Sitcom – La famiglia è simpatica. Successivamente realizza i due film che lo consacrano definitivamente, Amanti criminali e Gocce d’acqua su pietre roventi. Nel 2002 con Otto donne e un mistero, interpretato da un cast tutto al femminile tra cui Catherine Deneuve, Fanny Ardant e Isabelle Huppert, conquista il pubblico europeo e fa incetta di nomination ai premi César. Nel 2007, con Angel – La vita, il romanzo, presentato in concorso al Festival di Berlino, omaggia i melò hollywoodiani degli anni quaranta. Nel 2010 dirige di nuovo Catherine Deneuve, questa volta al fianco di Gérard Depardieu e Fabrice Luchini, in Potiche – La bella statuina, presentato alla 67ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel 2013 incanta la Croisette con Giovane e bella e nel 2016 presenta a Venezia Frantz, dramma liberamente ispirato a L’uomo che ho ucciso di Ernst Lubitsch, e nel 2019, con il toccante Grazie a Dio, trionfa al Festival di Berlino vincendo il Gran Premio della giuria. François Ozon sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato, durante il quale presenterà il suo nuovo lungometraggio, Eté ‘85. Con il sostegno dell’Ambasciata di Francia.
GIANFRANCO ROSI
Nato in Eritrea nel 1963, dopo aver frequentato l’università in Italia, nel 1985 si trasferisce negli Stati Uniti e si diploma presso la New York University. Documentarista dal tratto accurato e incisivo, esponente del cinema del reale, Rosi si pone fin dai primi lavori come un osservatore perfetto, che interviene il meno possibile nel flusso del racconto. Il suo stile di visione è ben riconoscibile già dal primo mediometraggio, del 1993, Boatman, presentato in numerosi festival internazionali. Nel 2008, il suo primo lungometraggio Below Sea Level vince il premio Orizzonti alla Mostra di Venezia, il Grand Prix e il Prix des Jeunes al Cinéma du Réel del 2009 e riceve la nomination come miglior documentario agli European Film Awards. Nel 2010 gira il lungometraggio El sicario – Room 164, sconcertante film-intervista a un killer messicano del cartello di Juàrez, vincitore del premio FIPRESCI alla Mostra di Venezia. Nel 2013, sempre a Venezia, vince il Leone d’Oro con Sacro GRA e nel 2016 torna in sala con Fuocoammare, in cui descrive le contraddizioni del popolo di Lampedusa attraverso gli occhi del dodicenne Samuele. Presentato in concorso al 66° Festival di Berlino, dove si aggiudica l’Orso d’Oro, Fuocoammare viene premiato anche come miglior documentario agli European Film Awards ed entra nella cinquina dei titoli in gara per l’Oscar® al miglior documentario. In concorso a Venezia anche quest’anno, Rosi ha presentato Notturno, girato nel corso di tre anni in Medio Oriente: uno sguardo umanista sulle persone che subiscono la guerra come presenza opprimente nelle loro vite. A Roma Gianfranco Rosi sarà al centro di un Incontro Ravvicinato durante il quale ripercorrerà la sua carriera.
ZADIE SMITH
Nata nel 1975 nella contea del Brent, nel nordovest di Londra, un luogo che farà da scenario ad alcuni dei suoi scritti, fin da piccola Zadie Smith sviluppa vari interessi, dal tip-tap al giornalismo alla musica jazz. Tuttavia, alla fine è la letteratura a emergere come la sua principale attitudine. Terminati gli studi, si iscrive al King’s College di Cambridge per studiare letteratura inglese. Nel frattempo pubblica alcuni racconti in una raccolta di scritti di studenti. Un editore intuisce il suo talento e le offre un contratto. Tre anni più tardi, nel 2000, il suo primo romanzo, “Denti bianchi” (edito in Italia da Mondadori), viene acclamato da critica e pubblico diventando un caso letterario mondiale, e le vale numerosi premi tra cui il Whitbread First Novel Award, il Guardian First Book Award e il Commonwealth Writers First Book Prize. Negli anni successivi prende vita il suo secondo romanzo, “L’uomo autografo”, seguìto, nel 2005, dal terzo, “Della bellezza”, ambientato a Boston e dintorni, premiato con l’Orange Prize per la fiction. Poi è la volta di “NW”, che viene candidato al Women’s Prize for Fiction, classificandosi tra i cinque romanzi finalisti e, nel 2016, di “Swing Time”, un racconto di formazione incentrato su un’amicizia tra due ragazze. Dal 2010 insegna alla New York University e collabora stabilmente con il “New York Times” e il “New Yorker”. Durante la quarantena ha scritto una raccolta di saggi, “Questa strana e incontenibile stagione”, edita da SUR, che la conferma ancora una volta come una delle voci più potenti e acute della sua generazione. Di questo e di molto altro parlerà durante l’Incontro Ravvicinato con il pubblico della Festa di cui sarà protagonista.
FRANCESCO TOTTI
Per i tifosi romanisti, il 27 settembre del 1976 è nato l’ottavo re di Roma, Francesco Totti. Simbolo della Capitale, da sempre molto più di un “semplice” calciatore, Totti ha dedicato la sua incredibile carriera ai colori giallorossi sin dall’esordio, avvenuto a soli sedici anni. Giocherà per ventiquattro anni con la stessa maglia, diventandone il capitano, e segnando 307 gol in 786 partite. Con la maglia giallorossa ha vinto uno scudetto, nel 2001, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane. Maradona disse di lui: «È il miglior giocatore del mondo, sì. Sa rendere semplici le cose difficili, sa far giocare bene la squadra». E come dargli torto. La grandezza di Francesco Totti, sul campo, andava cercata soprattutto nella sua capacità di anticipare i tempi di gioco, di essere imprevedibile e di creare l’inatteso. Fino a quel giorno di maggio del 2017, quando allo Stadio Olimpico si giocava Roma-Genoa, ma i 65.000 tifosi erano accorsi lì per salutare il loro capitano che, al triplice fischio finale, avrebbe dato l’addio al calcio giocato. E lui, con la moglie Ilary e i suoi tre figli, fa il suo ultimo giro di campo, commosso, davanti a una platea in lacrime. Su quella notte che ha preceduto il suo addio al calcio, si sofferma Mi chiamo Francesco Totti (tratto dal libro “Un Capitano” scritto da Francesco Totti con Paolo Condò, edito da Rizzoli), il film diretto da Alex Infascelli che sarà presentato in anteprima alla Festa di Roma e che ripercorre la vita e la carriera del “pupone”. Ma Totti sarà anche il protagonista di un Incontro ravvicinato con il pubblico della Festa, durante il quale ripercorrerà le tappe più significative della sua carriera calcistica.
JOHN WATERS
Figura chiave del cinema contemporaneo, John Waters è autore di alcuni tra i film più trasgressivi e provocatori di sempre. Duke of dirty, Pope of trash: sono gli appellativi dei quali Waters è sempre andato fiero, sostenendo che “ci vuole buon gusto per apprezzare il cattivo gusto”. Nato in una famiglia benestante e cattolica, manifesta da subito tendenze stravaganti. Si avvicina al cinema durante l’adolescenza e sua nonna gli regala una cinepresa 8mm con cui realizza il corto Hag in a Black Leather Jacket. Capisce che il cinema è la sua strada e nel 1966 gira Roman Candles, quaranta minuti di collage a base di sesso, droga e religione. Al film prende parte Harris Glenn Milstead, un ragazzo che ama travestirsi e che, da quel momento, sarà per sempre Divine, sua musa ispiratrice e celebre drag queen. Il suo primo lungometraggio è Mondo Trasho, seguito da Pink Flamingos, che viene venduto in tutto il mondo. Nel 1981 Waters stupisce ancora una volta il pubblico con Polyester. Il film viene presentato in Odorama: un cartoncino con dei tondini numerati che lo spettatore deve grattare quando il numero corrispondente appare sullo schermo per sentire l’odore di una data scena. Tra la fine degli anni ‘80 e i ‘90 Waters gira una serie di film di successo decisamente più mainstream, mentre il suo cinema diviene oggetto di una consistente rivalutazione, tanto che nel 2018 il Museum of Art di Baltimora gli dedica una personale e nel 2019 il Festival di Locarno lo premia con il Pardo d’onore Manor. Protagonista di un Incontro Ravvicinato con il pubblico della Festa, parlerà della sua carriera cinematografica e dei film che l’hanno ispirata. Con il sostegno dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America.
THOMAS VINTERBERG
Autore di punta della cinematografia danese, Thomas Vinterberg sarà ospite della Festa per partecipare a un Incontro Ravvicinato con il pubblico durante il quale presenterà il suo ultimo film, Druk (Another Round), interpretato da Mads Mikkelsen. Classe 1969, nasce a Copenaghen, dove frequenta la Scuola Nazionale di Cinema nella quale si laurea nel 1993, girando il suo primo cortometraggio Last Round. Due anni dopo tenta una rivoluzione cinematografica, insieme a Lars von Trier, con il quale fonda il movimento Dogma 95. L’idea è di riportare il cinema a una dimensione più pura, con delle regole precise: niente musica, niente make-up, solo la realtà e il rispetto delle unità aristoteliche di tempo, spazio e azione. Nel 1998 con Festen – Festa in famiglia, girato con una telecamera a spalla, si insinua tra i misfatti di un nucleo familiare borghese con esito tanto disturbante quanto irresistibile. Oltre al Premio della giuria a Cannes, la pellicola viene nominata ai Golden Globe come miglior film straniero. Nel 2003 abbandona Dogma 95 e dirige Le forze del destino, produzione americana interpretata da Sean Penn. Nel 2012 realizza il suo film più cupo, Il sospetto, in cui fa esplodere il talento di Mads Mikkelsen. Il film riceve una nomination agli Oscar® come miglior film straniero. Dopo una parentesi britannica, presenta alla Berlinale 2016 La comune, che descrive la vita di una comune di Copenaghen negli anni ‘70. Nel 2018 presenta alla Festa del Cinema di Roma Kursk, sulla tragedia del sottomarino a propulsione nucleare russo affondato nel Mare di Barents.
THOM YORKE
Cantautore, polistrumentista e compositore inglese, leader dei Radiohead, Thom Yorke è una delle personalità più carismatiche della musica contemporanea. Nato a Wellingborough, Regno Unito, nel 1968, il suo primo incontro con la musica avviene a sette anni, quando i genitori gli regalano quella che sarà la sua prima chitarra. Yorke non si ferma lì, imparando suonare anche basso, pianoforte e batteria. Parlando delle sue influenze musicali ai tempi della scuola, ha affermato: «La scuola era sopportabile perché il dipartimento di musica era separato dal resto della scuola. Aveva pianoforti in minuscole stanze, ed ero solito passare un sacco di tempo intrattenendomi lì dopo le lezioni». Ancora giovanissimo, nel 1985 fonda una band, gli On a Friday che solo nel 1992, con il sopraggiungere del contratto con la casa discografica EMI, muta il suo nome in Radiohead, denominazione mantenuta ancora oggi. Tra i gruppi musicali più rivoluzionari della storia del rock, firmano album che scalano le vette delle classifiche mondiali ed entrano di diritto nella storia della musica: da Ok Computer a Kid A, da Amnesia a A Moon Shaped Pool. Nel corso degli anni Yorke ha coltivato numerosi altri progetti anche da solista, dividendo il suo impegno anche con la politica e l’attenzione alle problematiche sociali. Autore di colonne sonore per cinema e serie TV, ha lavorato tra gli altri con Paul Thomas Anderson, Christopher Nolan e Luca Guadagnino. Sarà protagonista di un Incontro con il pubblico della Festa nel quale parlerà delle grandi colonne sonore della storia del cinema.
INCONTRI RAVVICINATI ON-AIR
PETE DOCTER | Premio alla Carriera
Dopo aver incantato il pubblico con gioielli di animazione come Up, Monsters & Co. e Inside Out, il regista, sceneggiatore, animatore e produttore cinematografico statunitense Pete Docter torna a regalare nuove emozioni. Docter riceverà il Premio alla Carriera in qualità di Chief Creative Officer di Pixar Animation Studios e sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato durante il quale presenterà il suo ultimo lavoro, Soul, film di apertura della Festa. Con otto nomination agli Oscar® e due vittorie con Up e Inside Out, Docter è uno degli autori più geniali di sempre, abilissimo nel dar vita a storie cariche di sentimento adatte a un pubblico di tutte le età. I suoi film possiedono tutti un centro emotivo che li differenzia dagli altri prodotti d’animazione e per questo si propongono con livelli di lettura differenti: divertono i più piccoli e fanno riflettere i più grandi su temi universali quali lo scorrere del tempo, l’identità e la morte. Inizia a disegnare fumetti da adolescente e si laurea al California Institute of the Arts nel 1990, anno in cui entra alla Pixar, che in quel periodo appartiene a Steve Jobs. Apprezzato dai suoi superiori per le straordinarie abilità artistiche, nel 1995 è tra gli autori del soggetto di Toy Story – Il mondo dei giocattoli e, nel 1999, tra gli sceneggiatori di Toy Story 2 Woody & Buzz alla riscossa. Esordisce come regista nel 2001 con Monsters & Co., nominato agli Oscar® come miglior film d’animazione. L’anno seguente realizza il corto La nuova macchina di Mike e riceve un’altra candidatura agli Oscar®. Negli anni seguenti firma la sceneggiatura di WALL•E (di Andrew Stanton) e torna alla regia nel 2009 con Up, che vince due Oscar®, due Golden Globe e un BAFTA, oltre a numerosi altri premi. Nel 2015 scrive e dirige Inside Out, premiato con l’Oscar® al miglior film d’animazione. Dal 2018 è Chief Creative Officer di Pixar Animation Studios.
DAMIEN CHAZELLE
C’è tanta magia nel cinema di Damien Chazelle. E poi musica, tecnica, colori, sogni e speranze, freschezza e nostalgia. Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, nonché il più giovane cineasta a cui sia stato assegnato l’Oscar® per la miglior regia, vinto a soli trentadue anni per La La Land, sarà protagonista di un Incontro online con il pubblico della Festa durante il quale ripercorrerà la sua breve ma già ricchissima carriera. Cresciuto a Princeton, nel New Jersey, Chazelle già da bambino vede nel cinema la sua passione principale. È la musica, però, a fargli prendere inizialmente un’altra direzione: durante gli anni del liceo, infatti, cerca di affermarsi come batterista jazz. Inizia a suonare nella band della scuola ma sente di non avere talento sufficiente, quindi accantona la musica per tornare alla sua prima passione. Si iscrive a Harvard, studia cinema presso il Dipartimento di Studi Visivi e Ambientali e inizia a girare i primi corti e a scrivere e dirigere il suo primo lungometraggio, Guy and Madeline on a Park Bench. Nel 2013 realizza il cortometraggio Whiplash, che l’anno successivo diventa il suo secondo film, un’opera magnetica che vince tre Oscar®. Il 2017 è il suo anno d’oro. Con La La Land, vero e proprio tributo alla magia del cinema, fa incetta di candidature agli Oscar®. Ne riceve quattordici, eguagliando il primato di Eva contro Eva e Titanic, e ne vince sei, tra cui quello per la miglior regia. L’anno successivo, il regista apre la Mostra di Venezia con First Man – Il primo uomo, e anche questa volta fa centro. La pellicola riceve infatti numerosi premi, tra cui l’Oscar® per i migliori effetti speciali.
WERNER HERZOG
Rappresentante di un cinema alieno, visionario e del tutto estraneo a facili etichettature, nome di spicco nel movimento del Neuer Deutscher Film, Werner Herzog ha scritto e diretto più di sessanta opere, tra lungometraggi e cortometraggi documentari e di finzione, incentrati sul rapporto tormentato tra uomo e natura, su personaggi dall’animo di sognatori con idee e visioni sublimi ma quasi sempre votati alla sconfitta, sulla indiscernibilità tra documentario e finzione, sulla ricerca di ciò che lo stesso autore ha chiamato “verità estatica”. Sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato con il pubblico durante il quale presenterà il documentario Fireball: Visitors from Darker Worlds, co-diretto con Clive Oppenheimer. Nato a Monaco di Baviera il 1942, a undici anni vede il suo primo film, a quindici scrive la sua prima sceneggiatura e a diciassette si approccia alla regia. Nel 1968 scrive e dirige Segni di vita, il suo primo lungometraggio, premiato a Berlino con l’Orso d’Argento. Negli anni ‘70 dirige capolavori come Aguirre, furore di Dio (che segna l’inizio del sodalizio con Klaus Kinski), L’enigma di Kaspar Hauser e La ballata di Stroszek. Nel 1982 il suo Fitzcarraldo riceve il premio per la miglior regia a Cannes. Nel 1992 va in Kuwait per testimoniare la prima Guerra del Golfo e realizza il doc Apocalisse nel deserto. Nel 2001, dopo essersi trasferito a Los Angeles, Herzog torna alla fiction con Invincibile, per poi dedicarsi a una serie di documentari tra cui Encounters at the End of the World, diretto insieme a Henry Kaiser, che nel 2009 viene nominato agli Oscar® come miglior documentario. Presidente di giuria al Festival di Berlino nel 2010, nel 2013 riceve il Pardo d’onore al Festival di Locarno.
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