La quattordicesima edizione della Festa del Cinema dedica ampio spazio agli incontri con registi, attori e grandi personalità del mondo della cultura.
PREMIO ALLA CARRIERA 2019
BILL MURRAY
La Festa del Cinema di Roma rende omaggio a uno dei volti più anticonvenzionali e amati del cinema americano, Bill Murray, assegnandogli il Premio alla Carriera. Il riconoscimento sarà consegnato a Murray da Wes Anderson, il regista che più di ogni altro ha contribuito a renderlo un’icona della contemporaneità. Prima della cerimonia, Wes Anderson dialogherà con il suo attore feticcio, nel corso di un Incontro Ravvicinato durante il quale i due amici ripercorreranno le tappe principali del variegato percorso artistico di Murray e del magico sodalizio che li lega e che li ha visti collaborare in numerosi film: da Rushmore a I Tenenbaum, da Le avventure acquatiche di Steve Zissou a Il treno per il Darjeeling, passando per Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore, Grand Budapest Hotel e il più recente L’isola dei cani. Dopo il folgorante inizio nel mondo della televisione, come protagonista del “Saturday Night Live”, è il cinema a consacrare Bill Murray, prima con Ghostbusters di Ivan Reitman e poi con una serie di pellicole divenute veri e propri cult grazie, soprattutto, alla sua presenza: da Ricomincio da capo di Harold Ramis a Ed Wood di Tim Burton, da Broken Flowers di Jim Jarmusch a Lost in Translation – L’amore tradotto di Sofia Coppola che gli è valso il Golden Globe, il Bafta e una nomination all’Oscar®. Quella di Murray è una recitazione completamente fuori dagli schemi, che ha trovato una propria dimensione esprimendosi attraverso le gesta spesso sgangherate di personaggi sarcastici e agrodolci dall’aria stralunata, che viaggiano su un registro talmente personale che quasi smettono di essere tali per lasciare spazio, semplicemente, a Bill Murray. Perché in fondo il personaggio è lui. Con il sostegno dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America.
PREMIO ALLA CARRIERA 2019
VIOLA DAVIS
“Lasciate che vi dica una cosa, l’unico ostacolo che separa le donne di colore da chiunque altro, è l’opportunità”. Queste le parole di Viola Davis nel discorso appassionato e commosso fatto dal palco degli Emmy Awards nel 2015, mentre stringeva tra le mani il premio per la Miglior attrice in una serie drammatica per l’interpretazione della professoressa Annalise Keating nella serie TV Le regole del delitto perfetto, divenendo la prima donna di colore a ottenere l’ambito riconoscimento. A ripercorrere la sua carriera, iniziata nel 1996 dopo anni di gavetta a teatro, con il dramma Il colore del fuoco di Daniel J. Sullivan, è impossibile trovare un ruolo da lei interpretato che non abbia colpito nel segno. Dal cinema alla TV, ha sempre saputo scegliere i personaggi più adatti alle sue corde, regalando al pubblico delle performance tanto complesse quanto incisive e carismatiche, culminate con un Oscar® come Miglior attrice non protagonista nel 2017 in Barriere di Denzel Washington, dopo due nomination ricevute nel 2009 per Il Dubbio e nel 2012 per The Help. Convinta attivista per i diritti civili e per quelli delle donne, Viola Davis è anche l’unica attrice di colore ad aver vinto la Triple Crown of Acting, che consiste nei tre premi più ambiti dagli attori statunitensi: un Emmy, un Tony Awards e un Oscar®. Alla Festa del Cinema di Roma, Viola Davis riceverà il Premio alla Carriera e sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato durante il quale ripercorrerà le tappe della sua carriera e parlerà delle sue battaglie civili. Con il sostegno dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America.
FANNY ARDANT
Musa e compagna di François Truffaut, attrice, diva, regista, donna che continua a sfidare le convenzioni, sullo schermo come nella vita, Fanny Ardant sarà a Roma sul palco dell’Auditorium per uno degli Incontri Ravvicinati della Festa. Dotata di un’intelligenza vivida e di una bellezza raffinata, si è imposta come protagonista ideale di drammi sentimentali ricchi di spessore psicologico, interpretando personaggi sfaccettati ed enigmatici, spesso caratterizzati da una sensuale insolenza. Esordisce a teatro nel 1974, al Festival du Marais, dopo aver viaggiato molto ed essersi dedicata agli studi di politica internazionale. Nel 1979 è nel cast de L’uomo dei cani di Alain Jessua, cui seguì Bolero di Claude Lelouch, anche se il suo ingresso nel cinema viene ricordato principalmente con Truffaut, che la volle come protagonista de La signora della porta accanto al fianco di Gérard Depardieu, nel ruolo di una donna sposata che, in nome di una passione mai spenta, rimette in gioco il proprio equilibrio sentimentale. Con La vita è un romanzo iniziò la sua collaborazione con Alain Resnais, che proseguì l’anno seguente con L’amour à mort e si concluse con il fine dramma Mélo (1986). Lavora con Ettore Scola ne La terrazza, La famiglia e La cena e nel 1996 vince il Premio César per la sua interpretazione di Eva, in Di giorno e di notte di Gabriel Aghion. Nel 2002 viene premiata a Berlino con l’Orso d’argento alla Miglior attrice per la sua interpretazione in 8 donne e un mistero di François Ozon. Nel 2009 esordisce alla regia con Cendres et sang, pellicola che presenta, nello stesso anno, al Festival di Cannes. Alla Festa del Cinema 2019 presenterà il film La Belle Époque di Nicolas Bedos.
OLIVIER ASSAYAS
Autore francese tra i più profondi e autenticamente cinefili del panorama contemporaneo, approdato alla regia dopo essere stato per anni critico dei “Cahiers du Cinéma” con un percorso analogo a quello di maestri quali François Truffaut o Jean-Luc Godard, Olivier Assayas sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato con il pubblico della Festa di Roma durante il quale parlerà della Nouvelle Vague e della sua esperienza come critico. Tra i primi, negli anni Ottanta, a interessarsi al rinnovamento cinematografico proveniente da Hong Kong e dall’Oriente, dopo l’esordio dietro la macchina da presa avvenuto nel 1986 con Désordre – Il disordine, Assayas ha confermato nel corso degli anni il suo status di autore di un’opera intensa ed emozionante, contraddistinta da una grande attenzione per il racconto e per la complessità psicologica dei personaggi, alternando l’eleganza dei movimenti di macchina a una rara potenza narrativa e visiva. Il regista parigino ha saputo rappresentare come pochi l’infanzia e l’adolescenza (L’eau froide, Il bambino d’inverno), per poi regalare allo spettatore una riflessione sul cinema tout court (Irma Vep), avvicinandosi alle grandi produzioni in costume (Les Destinées sentimentales) prima di approdare al mondo delle serie televisive (Carlos, premiata con un Golden Globe nel 2011). Nei suoi ultimi film è stato instancabile indagatore della fragilità dei rapporti umani, da Qualcosa nell’aria a Sils Maria, da Personal Shopper – premiato a Cannes per la regia – a Il gioco delle coppie, fino al più recente Wasp Network. Assayas ha anche scelto per il pubblico della Festa uno dei film, e uno degli autori, ai quali è più legato: Ludwig di Luchino Visconti, presentato fra gli Omaggi.
ETHAN COEN
Nel 2015 Joel Coen e Frances McDormand, marito e moglie, sono stati i protagonisti di uno degli incontri più seguiti e applauditi della Festa. Quest’anno sarà Ethan Coen, fratello di Joel, che con lui ha firmato successi quali Fargo, L’uomo che non c’era e Il grande Lebowski, a incontrare il pubblico della Festa del Cinema. Regista, sceneggiatore, produttore, montatore e drammaturgo, figlio di un professore universitario e di un’insegnante di storia dell’arte, subito dopo la laurea in filosofia a Princeton inizia a scrivere sceneggiature insieme al fratello. Il primo film che realizzano è Sangue facile, nel 1984, che vince il Premio della Giuria al Sundance Film Festival. È il principio di un sodalizio che continua da oltre trent’anni e che rende impossibile scindere la carriera artistica di Joel da quella di Ethan, un sodalizio fatto di uno stile intellettuale e raffinato, pervaso di un’ironia cinica e impietosa, che ha gettato uno sguardo nuovo e originalissimo sul cinema contemporaneo. Ethan e Joel sono sempre stati coregisti e cosceneggiatori dei loro film ma fino al 2003 il primo firmava la produzione e il secondo la regia. Ladykillers, del 2004, è la prima opera siglata in coppia. Nel 1991 Barton Fink – È successo ad Hollywood vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes, ma l’opera con la quale i due fratelli ottengono la consacrazione definitiva e il successo internazionale è Fargo, premiato con l’Oscar® per la Miglior sceneggiatura originale e per la Miglior attrice protagonista, andato a Frances McDormand. Nel 2003 trionfano di nuovo a Cannes con L’uomo che non c’era, vincendo il premio per la Miglior regia. Nel 2008, con Non è un paese per vecchi, tratto dal romanzo di Cormac McCarthy, vincono l’Oscar® per il Miglior film, quello per la Miglior regia e quello per la Miglior sceneggiatura non originale. Comicità e grottesco si fondono nelle loro storie, in cui si aggirano personaggi terribilmente umani e privi di ogni certezza, forse proprio per questo assolutamente irresistibili. Come nel loro ultimo successo, La ballata di Buster Scruggs, film antologico in sei episodi che racconta un West che c’era una volta e che oggi, forse, non c’è più. Con il sostegno dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America.
BRET EASTON ELLIS
Se nella letteratura esistesse una rock star, avrebbe il volto indagatorio e lo sguardo ribelle di Bret Easton Ellis. Classe 1964, l’autore californiano è uno dei protagonisti indiscussi della letteratura mondiale contemporanea, nonché una delle voci più controcorrente della cultura americana. Demolitore delle apparenze, sostenitore del libero pensiero a ogni costo, Ellis ha firmato una serie di best seller, ognuno dei quali difficilmente ascrivibile a un solo genere, che spaziano dal memoir al saggio politico, passando per l’horror. Dagli esordi, con “Meno di zero”, a “Lunar Park”, da “Glamorama” fino alla sua opera più significativa “American Psycho”, viaggio folle e disincantato nella New York di fine ‘900 percorsa dall’ossessione del consumo e delle droghe e mostrata attraverso lo sguardo di un serial killer, Ellis trascina il lettore nelle sue storie, tutte attraversate da un pensiero tanto limpido e consapevole quanto violento e nichilista. I suoi romanzi sono spesso approdati sul grande schermo (Al di là di tutti i limiti, American Psycho, Le regole dell’attrazione, The Informers – Vite oltre il limite) ma ha scritto anche la sceneggiatura di The Canyons di Paul Schrader, film presentato alla 73esima Mostra del Cinema di Venezia con protagonista Lindsay Lohan. Alla Festa del Cinema di Roma, Bret Easton Ellis sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato durante il quale ripercorrerà la sua straordinaria carriera e racconterà il suo amore per il cinema degli anni settanta. Con il sostegno dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America.
RON HOWARD
Regista, attore e produttore cinematografico tra i più apprezzati, capace di attraversare generi differenti con uno spirito che ricorda il grande cinema classico (quello di Howard Hawks in primis), la straordinaria carriera di Ron Howard, premio Oscar® per A Beautiful Mind, attraversa sessant’anni di cinema e televisione. Nel 1959, all’età di cinque anni, esordisce come attore nella serie di culto Ai confini della realtà, mentre nel 1977, ancora protagonista di Happy Days nei panni di Richie Cunningham, approda alla regia. Il talento dietro la macchina da presa lo porta a sperimentare generi molto diversi fra loro e a dirigere numerosi film di successo: da Splash – Una sirena a Manhattan a Cocoon – L’energia dell’universo, da Cuori ribelli ad Apollo 13, passando per Frost/Nixon – Il duello e Cinderella Man – Una ragione per lottare, fino ai film tratti dai romanzi di Dan Brown (Il codice da Vinci, Angeli e demoni, Inferno) e al recente Solo: A Star Wars Story. Regista “invisibile” che predilige movimenti di macchina discreti e mai esibiti, rigorosamente funzionali alla storia che racconta, che pone al centro delle sue vicende protagonisti-eroi fortemente umani nella loro normalità alle prese con temi universali quali sacrificio, lealtà e coraggio, alla Festa del Cinema sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato con il pubblico durante il quale presenterà la sua ultima opera, Pavarotti, documentario sulla vita del celebre tenore italiano. Con il sostegno dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America.
KORE–EDA HIROKAZU
Protagonista di una delle Retrospettive della quattordicesima edizione della Festa del Cinema e di un Incontro Ravvicinato con il pubblico, il regista, sceneggiatore e montatore giapponese Kore-eda Hirokazu è uno dei più ispirati e apprezzati autori del cinema mondiale. Una carriera trentennale la sua, durante la quale ha saputo forgiare una personalissima idea di cinema nel segno di un’opera intimista e raccolta, che punta su uno stile minimale e delicato, incentrato su temi che riguardano la debolezza dell’uomo, l’infanzia, i legami familiari non necessariamente di sangue e la memoria (“Senza memoria non abbiamo identità”, ha affermato durante un’intervista rilasciata al critico cinematografico Mark Schilling). L’esordio cinematografico è del 1995, quando presenta in concorso a Venezia il film Maborosi che gli vale l’Osella d’Oro per la Miglior regia. Da After Life, opera che gli ha dato fama internazionale a Father and Son, vincitore del Premio della giuria a Cannes, fino a Un affare di famiglia, candidato all’Oscar® come Miglior film straniero, vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes e del César 2019 come Miglior film straniero, e al più recente La verità, le storie di Kore-eda si muovono senza fretta all’interno di un universo poetico e consolatorio, dotate di una straordinaria forza narrativa che costituisce una riflessione profonda sugli aspetti più complessi e universali dell’esistenza umana, indagati con uno sguardo capace di farne emergere i risvolti più nascosti e autentici.
EDWARD NORTON
Fight Club, Schegge di paura, American History X, La 25esima ora, in Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza). Una manciata di film è sufficiente a identificare uno degli attori più carismatici e versatili della sua generazione. Edward Norton, che accompagnerà alla Festa del Cinema Motherless Brooklyn – I segreti di una città, il film d’apertura di cui è regista e interprete, sarà il protagonista di un Incontro Ravvicinato con il pubblico, durante il quale ripercorrerà la sua brillante carriera. Appassionato di recitazione sin da piccolo, si iscrive all’università di Yale e, nel 1991, si laurea in storia. Dopo tre anni trascorsi in Giappone durante i quali lavora nell’associazione di volontariato del nonno, un milionario filantropo, decide di tentare la carriera di attore, partecipando a diverse produzioni teatrali Off-Broadway. Il suo esordio cinematografico avviene nel 1996 con Schegge di paura, ed è subito vittoria ai Golden Globe come Miglior attore non protagonista e nomination all’Oscar® nella stessa categoria. Da lì in avanti per lui è un susseguirsi di personaggi complessi e contraddittori: nello stesso anno è un giovane rampollo di buona famiglia in Tutti dicono I love you di Woody Allen e l’avvocato difensore dell’editore porno più famoso d’America in Larry Flint – Oltre lo scandalo di Miloš Forman. Nel 1998 arriva un nuovo ruolo che gli vale la seconda nomination all’Oscar®, questa volta come protagonista: è un giovane neonazista pentito in American History X di Tony Kaye. Nel 1999 veste i panni di un altro personaggio dall’identità controversa, il narratore senza nome di Fight Club di David Fincher, film divenuto un cult. La terza nomination agli Academy Awards la ottiene nel 2015 per la sua performance in Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza), dove interpreta un attore teatrale insicuro che sul palco è più autentico che nella realtà. Il debutto alla regia è nel 2000 con Tentazioni d’amore; Motherless Brooklyn – I segreti di una città, tratto dal romanzo di Jonathan Lethem, è il suo secondo film. Norton è anche noto per il suo appassionato impegno ambientalista: fondatore del programma “Solar United Neighbors” che si fa carico di installare pannelli solari sulle case delle famiglie più disagiate di Los Angeles, nel 2010 è stato nominato “Ambasciatore dell’ONU per la salvaguardia della flora e della fauna”. Con il sostegno dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America.
BERTRAND TAVERNIER
Figura eclettica e poliedrica, il regista, sceneggiatore e critico cinematografico francese Bertrand Tavernier, figlio del poeta René, si appassiona al cinema fin da piccolo. Abbandona gli studi di legge dopo il primo anno per diventare critico cinematografico, iniziando a scrivere per “Positif” e i “Cahiers du Cinéma” e firmando diversi libri sul cinema americano, di cui diventa un profondo conoscitore. L’influenza dei registi statunitensi sarà palpabile in tutti i suoi lungometraggi, a partire dal suo film di esordio, L’orologiaio di Saint Paul, tratto dal romanzo di Simenon e vincitore del Premio speciale della Giuria a Berlino, che segna anche il suo primo incontro con Philippe Noiret, con il quale instaura un lungo sodalizio. Il suo approccio alla settima arte, basato su uno sguardo non convenzionale attraverso il quale ha saputo dar vita, nel corso degli anni, a una poetica estremamente personale fortemente legata alla forza della sceneggiatura e all’importanza della recitazione, predilige la bellezza formale e un certo rigore nella conduzione del racconto. Vincitore dell’Orso d’oro a Berlino per L’esca, del Premio come Miglior regista al Festival di Cannes per Una domenica in campagna e premiato nel 2015 con il Leone d’Oro alla carriera, sul palco dell’Auditorium Bernard Tavernier approfondirà il cosiddetto “cinéma de papa”, quella straordinaria forma tradizionale di racconto cinematografico cara al regista, a suo tempo provocatoriamente derisa dai critici dei Cahiers negli anni della Nouvelle Vague.
JOHN TRAVOLTA
Un’idea di come sarebbe stata la sua vita, John Travolta doveva averla già da piccolo. Ultimo di sei figli, insieme ai fratelli metteva in scena una recita diversa ogni settimana. Fino a quando a diciassette anni, incoraggiato dai genitori, iniziò a prendere lezioni di tip-tap e abbandonò gli studi per dedicarsi al ballo e alla recitazione. Sul palco porta in scena quello che, di lì a qualche anno, sarà il film che lo consacrerà definitivamente: Grease. Ma il giovane John inizia parallelamente una carriera televisiva, interpretando un ruolo in una serie che anticipa un altro suo personaggio iconico e che si intitola I ragazzi del sabato sera. L’esordio nel cinema arriva nel 1975, con l’horror The Devil’s Rain di Robert Fuest e, l’anno successivo, lavora con Brian De Palma in Carrie ‒ Lo sguardo di Satana. Ma è nel 1978, con la sua interpretazione del giovane e ambizioso ballerino Tony Manero ne La febbre del sabato sera, che la sua carriera ha un balzo in avanti: Travolta riceve una nomination agli Oscar® e una ai Golden Globe come Miglior attore, divenendo una star internazionale. Nel 1994, dopo aver trascorso buona parte degli anni ottanta a cercare di scrollarsi di dosso quei personaggi che lo avevano reso noto, Quentin Tarantino lo chiama per interpretare Vince Vega in Pulp Fiction, il sicario corpulento e trascurato grazie al quale ha saputo dare un nuovo slancio alla sua carriera, dimostrando al pubblico di essere un interprete eccentrico e versatile, in grado di adattare la tradizione attoriale americana alle esigenze del cinema contemporaneo, e di essere molto più di quell’icona generazionale legata ai film musicali degli anni settanta. John Travolta sarà protagonista di un Incontro con il pubblico della Festa durante il quale ripercorrerà la sua carriera piena di successi e presenterà il thriller The Fanatic di Fred Durst, da lui interpretato. Con il sostegno dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America.
JIA ZHANGKE | ZHAO TAO
Ci sono casi in cui la vita privata e quella professionale si incontrano, in cui autore e musa diventano una coppia anche nella vita. Regista e scrittore tra i più affermati a livello internazionale lui, ballerina e interprete cinese tra le più apprezzate lei, Jia Zhangke e Zhao Tao ne sono l’esempio. Si sono conosciuti nel 2000, quando Zhao insegnava danza al Taiyuan Normal College e Jia, impegnato nel casting di Zhàntái (Platform), era alla ricerca di una ragazza dello Shanxi, che parlasse il dialetto di quella provincia e che sapesse ballare. La grazia nei movimenti e la dolcezza dell’espressione del volto della giovane incantano il cineasta e Zhao diventa la protagonista di tutte le sue storie. Ma non solo. Nel 2012, è il volto femminile del film Io sono Li di Andrea Segre, grazie al quale ottiene il David di Donatello come Migliore attrice, premio attribuito per la prima volta a un’attrice asiatica. Sono opere complesse per originalità e ampiezza di visione, quelle dirette da Jia Zhangke, nelle quali ha raccontato il cambiamento della Cina degli ultimi vent’anni attraverso drammi personali e vicende collettive che fluttuano tra storia e realismo sociale, memoria e il suo dissolvimento, tutti temi centrali della sua filmografia. Il regista cinese ha vinto il Leone d’Oro a Venezia con Sānxiá hǎorén (Still Life), altro straordinario resoconto di una generazione “rassegnata” alla modernizzazione, e il Premio per la Migliore sceneggiatura nel 2013, a Cannes, con Tiān zhùdìng (Il tocco del peccato), entrambi interpretati da Zhao Tao. Nel suo ultimo film, Jiānghú érnǚ (I figli del fiume giallo), in Concorso a Cannes nel 2018, è tornato ad affrontare il prezzo etico e morale pagato dalla Cina nella sua corsa economica. Alla Festa del Cinema di Roma, Jia Zhangke e Zhao Tao saranno i protagonisti di un Incontro Ravvicinato durante il quale ripercorreranno la loro carriera e il loro sodalizio artistico.
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