Conferenza stampa di Kurt Cobain About a Son di AJ Schnack, presentato nella sezione Extra. Il film è una toccante biografia del musicista leader dei Nirvana, basato su più di 25 ore di materiale inedito tratto dall’intervista che Cobain ha rilasciato al giornalista Michael Azerrad per il suo libro “Come As You Are: The Story of Nirvana”.
“Quando ho ascoltato i nastri dell’intervista mi sono reso conto che si trattava di una rarità, ciò che colpisce è proprio la sua voce perché tutti la conoscono tramite le sue canzoni ma pochi durante una conversazione”, così ha iniziato il regista. “Ho scelto un approccio diverso da quello dei soliti documentari celebrativi sulle star della musica, quello che volevo dare al film era un tono molto intimo, sembra quasi di origliare una confidenza privata. E le registrazioni nonostante abbiano più di 12 anni sono ancora molto attuali”.
“La preoccupazione di Cobain era di venir visto come una caricatura, uno stereotipo, l’immagine che purtroppo è arrivata a noi. In realtà quando ho ascoltato le interviste ho scoperto un uomo a tutto tondo: intelligente, arrabbiato, spiritoso, paranoico. Mi interessava focalizzare l’attenzione sulle sue complessità, i suoi dubbi, i suoi lati oscuri. Insomma, la verità completa è sempre la migliore verità”. Sulle immagini selezionate Schnack ha precisato che “sono state scelte perché si riferiscono a ciò che Kurt ha vissuto, alla sua adolescenza, per esempio il tempo passato nella segheria del padre o nelle sue tre città, Aberdeen, Olympia e Seattle”. Lo stesso è stato fatto per le musiche: “volevo che i luoghi che si vedono sullo schermo fossero i luoghi che lui vedeva, le musiche quelle che lui ascoltava. Gruppi importanti per la sua formazione come Cheap Trick, David Bowie, Mudhoney, Melvins, Rem, Bad Brains, Butthole Surfers”.
Sulla realizzazione il regista ha precisato di aver sempre “informato Courtney Love, l’abbiamo aggiornata sulle nostre intenzioni e sulla formula che volevamo dare al film. In fondo erano delle chiacchierate e il processo dell’intervista è una vera forma d’arte”.
“Quando ho ascoltato i nastri dell’intervista mi sono reso conto che si trattava di una rarità, ciò che colpisce è proprio la sua voce perché tutti la conoscono tramite le sue canzoni ma pochi durante una conversazione”, così ha iniziato il regista. “Ho scelto un approccio diverso da quello dei soliti documentari celebrativi sulle star della musica, quello che volevo dare al film era un tono molto intimo, sembra quasi di origliare una confidenza privata. E le registrazioni nonostante abbiano più di 12 anni sono ancora molto attuali”.
“La preoccupazione di Cobain era di venir visto come una caricatura, uno stereotipo, l’immagine che purtroppo è arrivata a noi. In realtà quando ho ascoltato le interviste ho scoperto un uomo a tutto tondo: intelligente, arrabbiato, spiritoso, paranoico. Mi interessava focalizzare l’attenzione sulle sue complessità, i suoi dubbi, i suoi lati oscuri. Insomma, la verità completa è sempre la migliore verità”. Sulle immagini selezionate Schnack ha precisato che “sono state scelte perché si riferiscono a ciò che Kurt ha vissuto, alla sua adolescenza, per esempio il tempo passato nella segheria del padre o nelle sue tre città, Aberdeen, Olympia e Seattle”. Lo stesso è stato fatto per le musiche: “volevo che i luoghi che si vedono sullo schermo fossero i luoghi che lui vedeva, le musiche quelle che lui ascoltava. Gruppi importanti per la sua formazione come Cheap Trick, David Bowie, Mudhoney, Melvins, Rem, Bad Brains, Butthole Surfers”.
Sulla realizzazione il regista ha precisato di aver sempre “informato Courtney Love, l’abbiamo aggiornata sulle nostre intenzioni e sulla formula che volevamo dare al film. In fondo erano delle chiacchierate e il processo dell’intervista è una vera forma d’arte”.