Un decennio di storia italiana visto con gli occhi di grandi registi alle prime armi. Il decennio è quello che va dal 1957 al 1967, ricco di avvenimenti di profonda trasformazione sociale nella storia del Paese. I registi sono Bernardo Bertolucci, Marco Bellocchio, Francesco Maselli, Florestano Vancini, Ennio Lorenzini, Giuseppe Ferrara, autori alle prime armi che realizzavano documentari come tirocinio cinematografico prima di affermarsi nel panorama nazionale come registi di rilievo. Altri sono poi rimasti al genere documentaristico, riscuotendo anche grande successo, come Luigi Di Gianni, Giuseppe Taffarel, Piero Nelli, Michele Gandin e Cecilia Mangini. La rassegna “C’era una volta in Italia – 18 documentari italiani d’autore (1957-1967)”, organizzata dal Circolo Gianni Bosio e dalla Vostok Film, in programma alla Casa della Memoria di Roma, una delle case della cultura della città che collaborano con la Festa del Cinema, propone i loro lavori con lo scopo di permettere la visione di pellicole pressoché sconosciute, soprattutto per giovani e giovanissimi, e di riportare alla luce dieci anni di storia italiana, con particolare riguardo alla realtà del passaggio dal mondo rurale a quello industriale.
Quattro gli itinerari: “Sguardi d’autore”, con opere di particolare ricerca stilistica e formale, “Profondo Nord” e “Profondo Sud”, film di denuncia delle difficili condizioni di vita del settentrione e del mezzogiorno, e “Roma capitale”, viaggio nella contraddittoria realtà romana tra le nostalgie degli anni Cinquanta e le inquietudini degli anni Sessanta. I documentari saranno introdotti da una serie di testi e poesie di Pier Paolo Pasolini letti da Gian Marco Tognazzi ed integrati con una serie di interviste a Bellocchio, Ferrara, Vancini e Maselli, al critico cinematografico Roberto Silvestri e allo storico Paul Ginsborg.
Queste le opere della sezione “Sguardi d’autore”: Il canale di Bernardo Bertolucci (1966), un viaggio attraverso il Canale di Suez prima della sua chiusura al libero traffico marittimo in seguito alla guerra dei Sei Giorni, una piccola lezione d’autore sull’uso del tempo cinematografico; Abbasso il zio di Marco Bellocchio (1960), racconto visionario di una giornata di giochi di quattro bambini in un vecchio cimitero abbandonato nel cuore della Bassa Padana, la loro idea di morte e la necessità di esorcizzarla; Cossyra di Florestano Vancini (1967) viaggio nell’isola di Pantelleria, antica Cossyra dei greci e dei fenici, estremo Sud del nostro Paese; Anticamera (1957)di Francesco Maselli, piccola allegoria dell´Italietta delle raccomandazioni degli anni Cinquanta; Le streghe a Pachino di Giuseppe Ferrara (1963), un fatto di cronaca sulla Sicilia dell’omertà. In “Profondo Nord”, invece, troviamo Morte di Don Lorenzo di Ennio Lorenzini (1967), rilettura critica della figura di Don Milani; L’isola d’acciaio di Florestano Vancini (1964), viaggio su una piattaforma galleggiante per l’estrazione del metano, e ancora La chiusa di Giuseppe Taffarel (1962) e Un volta tra tanti di Piero Nelli (1962). Un altro documentario di Giuseppe Ferrara sarà presente in “Profondo Sud”. Si tratta di Minatore di zolfara (1963), ricostruzione della tragedia di Gessolungo, in provincia di Caltanissetta, dove morirono 23 operai.
In “Roma capitale”, infine, Bambini al cinema di Francesco Maselli (1957) che racconta la tradizione domenicale del Cinema dei Piccoli a Villa Borghese, Con civile rabbia di Ennio Lorenzini (1966), rievocazione della prima ribellione dell’Ateneo di Roma, La canta delle marane di Cecilia Mangini (1963) e Il Natale degli zampognari di Fernando Cerchio (1958)