Il programma della dodicesima Festa del Cinema, in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà, Centro Sperimentale di Cinematografia e Infinity, propone al pubblico quattro film, in versione restaurata, che hanno fatto la storia del nostro cinema: dallo straordinario connubio tra ricostruzione storica e narrazione operato da Giuliano Montaldo in Sacco e Vanzetti alle nevrosi dell’uomo borghese e tecnologico espresse da Marco Ferreri in Dillinger è morto; dall’inarrivabile comicità verbale e fisica di Totò in Miseria e nobiltà di Mario Mattoli all’irresistibile mix di umorismo e malinconia di Carlo Verdone in Borotalco.
BOROTALCO
di Carlo Verdone, Italia, 1982, 107’
Cast: Carlo Verdone, Eleonora Giorgi, Christian De Sica, Angelo Infanti, Enrico Papa, Roberta Manfredi, Mario Brega
La Festa del Cinema ripropone Borotalco, nella versione restaurata da Infinity per i trentacinque anni della sua uscita in sala. Oltre a essere uno dei suoi film più famosi e citati, l’opera terza di Carlo Verdone rappresenta per lui un importante punto di svolta. In primis perché registra l’abbandono della struttura a episodi in favore di una sola linea di racconto in cui l’attore e regista recita, per la prima volta, nei panni di un solo personaggio. In Borotalco si delinea quell’irresistibile mix di comicità e malinconia, archetipo narrativo di tutto il Verdone che verrà. L’autore affida quindi l’elemento più ridanciano dell’opera al parterre dei caratteristi (l’irresistibile guitto Manuel Fantoni interpretato dal compianto Angelo Infanti e il Mario Brega dell’immortale scena delle “olive greche”) per restituirci attraverso quest’uomo qualunque, che cerca nella fuga da sé una sorta di riscatto rispetto a una vita non voluta ma accettata in modo passivo, un’istantanea per nulla scontata dell’Italia dei primi anni ‘80, e, nel complesso, una ricostruzione realistica dei sentimenti dei giovani di allora e di una certa epoca poi detta, talvolta anche gratuitamente, del “riflusso”.
DILLINGER È MORTO
di Marco Ferreri, Italia, 1969, 95’
Cast: Michel Piccoli, Anita Pallenberg, Annie Girardot, Gino Lavagetto, Carlo Petrillo, Carole André, Adriano Aprà
Il rapporto tra uomo e donna, la presenza opprimente degli oggetti, il cibo e i rituali annessi alla sua preparazione, la fuga dal mondo fittizia e di conseguenza irrealizzabile, lo spazio claustrofobico, l’alienazione come male incurabile della società dei consumi, il sesso, la morte. In Dillinger è morto ritroviamo tutti i temi ricorrenti, le ossessioni, la poetica e l’estetica di Marco Ferreri, uno degli autori più anomali, moderni e dissacranti del cinema italiano. Il tutto racchiuso in poco più di un’ora e mezza di film, che pesa quasi interamente sulle spalle di uno straordinario Michel Piccoli, che con la sua gestualità sommessa, lo sguardo basso e la bocca semichiusa dà volto, mani e corpo alla nevrosi dell’uomo borghese e tecnologico. Scritto in una settimana insieme a Giorgio Bazzini e girato in un mese, prevalentemente all’interno delle abitazioni private del pittore e regista Mario Schifano e di Ugo Tognazzi (altro attore ferreriano), con una troupe ridotta ai minimi termini e il minimo essenziale di pellicola, Dillinger è morto è un prodigio di equilibrio tra realismo e sperimentalismo e forse il punto più alto della filmografia del regista milanese.
La Festa del Cinema di Roma ripropone questo capolavoro del cinema italiano in versione restaurata a opera del Centro Sperimentale di Cinematografia.
MISERIA E NOBILTÀ
di Mario Mattoli, Italia, 1954, 95’
Cast: Totò, Enzo Turco, Carlo Croccolo, Sophia Loren, Dolores Palumbo, Valeria Moriconi, Carlo Campanini, Liana Billi
A cinquant’anni dalla scomparsa di Totò, la Festa del Cinema di Roma ne celebra il genio comico con uno dei suoi film più universalmente noti e – giustamente – celebrati, presentato in una versione restaurata in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia.
Miseria e nobiltà è il secondo film di una trilogia, iniziata l’anno prima con Un turco napoletano e conclusasi di lì a poco con Il medico dei pazzi, attraverso la quale Totò, insieme al regista Mario Mattoli, decise di celebrare la grandezza del commediografo Eduardo Scarpetta, riproponendo sul grande schermo tre delle sue commedie più riuscite. È la storia dello squattrinato scrivano Felice Sciosciammocca che, nella Napoli di fine Ottocento, vive alla giornata condividendo la casa con il figlio Peppiniello, la compagna Luisella e l’amico Pasquale, di professione fotografo ambulante, con la rispettiva moglie Concetta e la figlia Pupella. Miseria e nobiltà è una fusione esemplare di commedia degli equivoci, comicità verbale e gag di natura fisica. Un’esilarante elegia della fame – concetto alla base di tutta la vis comica di Totò ma, in realtà, anche di buona parte della commedia all’italiana pre-boom (e qui basti pensare al Capannelle de I soliti ignoti) – che, a distanza di più di sessant’anni dalla sua uscita in sala, non ha perso neanche un briciolo della sua comicità originaria.
Il restauro di Miseria e nobiltà è stato realizzato in collaborazione con Movietime srl, supervisionato da Giuseppe Lanci e Federico Savina ed eseguito presso il laboratorio Augustus Color di Roma.
In occasione del restauro di Miseria e nobiltà di Mario Mattoli, il Centro Sperimentale di Cinematografia ha estratto dalla sua fototeca alcune bellissime foto di Totò, tratte dai suoi film più celebri ma anche da quelli meno noti al grande pubblico. L’attore napoletano, protagonista indiscusso della storia del cinema, del teatro e della comicità italiani, sarà nel cuore della Festa, presso il Foyer Sinopoli, per tutta la durata della manifestazione: un modo per ritrovare e riscoprire, con un sorriso, i molti volti dell’iconico Totò, in un omaggio al grande comico italiano.
SACCO E VANZETTI
di Giuliano Montaldo, Italia, Francia, 1971, 120’
Cast: Gian Maria Volonté, Riccardo Cucciolla, Cyril Cusack, Rosanna Fratello, Geoffrey Keen, Milo O’Shea
Esattamente novant’anni fa il calzolaio Nicola Sacco e il pescivendolo Bartolomeo Vanzetti, anarchici, italiani, emigrati negli Stati Uniti, divennero, loro malgrado, simbolo di ingiustizia sociale e persecuzione politica. Accusati di un duplice omicidio nel corso di una rapina, dopo un processo farsa, furono condannati alla sedia elettrica negli Stati Uniti in un clima antisindacale e xenofobo.
La Festa del Cinema ricorda questa triste pagina di storia grazie al restauro – per mano di Istituto Luce Cinecittà – del film con cui, nel 1971, Giuliano Montaldo ricostruì meticolosamente la loro vicenda. Sacco e Vanzetti rappresenta senza alcun dubbio uno degli esempi più felici di integrazione tra ricostruzione storica e narrazione nel cinema italiano. Prova ne sia il fatto che la sua visione negli Stati Uniti contribuì in maniera determinante a favorire la revisione del processo e la riabilitazione ufficiale dei due italiani nel 1977. A distanza di anni la denuncia dell’intolleranza subita da Nick e Bart (interpretati nel film dagli straordinari Gian Maria Volonté e Riccardo Cucciolla) risulta ancora di grande attualità e ci ricorda un’altra realtà che, per diversi motivi, siamo spesso portati a dimenticare: quella della nostra emigrazione in altre parti del mondo. La proiezione sarà preceduta da un’esibizione musicale dal vivo, dal titolo “Sacco e Vanzetti unplugged”.
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