Akumu tantei – Nightmare Detective sposta il tiro sull’horror e la ‘detection’ (un indirizzo che il cinema giapponese ha fatto proprio a partire dai lavori di Takashi Miike e Takashi Shimizu), pur senza rinunciare ad alcune delle sue tematiche privilegiate. La storia di Keiko Kirishima, aiutata da Ryuhei Matsuda (il ‘nightmare detective’ del titolo) a scovare l’assassino ‘0’ che uccide nei sogni, è un’incursione in un mondo fatto di incubi. “Devo ammettere che questa è la prima volta che vedo il mio film insieme al pubblico, ciò mi spaventava in un certo senso”, ha esordito il regista. “Avevo in mente questo progetto dai tempi di Tetsuo, aspettavo solo il momento giusto per realizzarlo. Mi interessa trattare un tema come gli incubi perché mi ricorda l’infanzia, quando addormentarmi da bambino mi spaventava perché avevo terrore di fare brutti sogni. Tuttavia la paura è una forte emozione, è come andare sulle montagne russe: la paura si trasforma subito in gioia”. “Normalmente quando realizzo un film studio realmente situazione e ambienti, il mondo della boxe in Tokyo Fist o quello degli ospedali in Vital”, ha proseguito. “In questo caso ho sfogliato i libri di Freud e Jung ma ho notato che erano al di sopra delle mie possibilità. Piuttosto ho approfondito i miei ricordi di bambino”.
Il personaggio di Tsukamoto nel film è quello dell’assassino che succhia il sangue delle proprie vittime, ruolo che rimanda al suo lavoro di regista. “Era mio desiderio interpretare il carnefice che perseguita le vittime, il contrario sarebbe stato difficile”. Sul rapporto del cinema asiatico con il mondo dei fumetti e dei cartoni animati si sbilancia: “non credo che il cinema giapponese stia diventando come un manga, anche esteticamente. I fumetti restano apprezzati ma io vedo la realtà come nei cartoni, ogni tanto il confine tra i due mondi scompare del tutto”. Così come il confine tra vita e morte nel film. “Con Nightmare Detective sono tornato alle tematiche dei lavori precedenti come il rapporto tra la metropoli e gli esseri umani, anche se pensavo di aver concluso questo percorso con A Snake of June e Vital”.